la storia del carciofo ORTANO

Il carciofo nelle campagne laziali è conosciuto sin da epoca romana, probabilmente già dagli etruschi. Nei tempi moderni la coltivazione è praticata nel territorio ortano che è caratterizzato dalla orografia della Media Valle del Tevere, che corre sul limite tra i terreni vulcanici ad Ovest, verso i monti Cimini e i terreni calcarei ad Est verso l’Appennino Umbro. In questa zona, le antichissime attività vulcaniche combinate con l’azione erosiva e alluvionale del fiume Tevere, hanno generato terreni morbidi e fertili che hanno determinato lo sviluppo agricolo e la formazione di insediamenti umani sugli speroni tufacei fin dall’antichità. Il clima mite di transizione fra quello mediterraneo, caldo e asciutto, e quello continentale appenninico, più umido e freddo, ha senz’altro favorito le condizioni ideali alla coltivazione del carciofo e più in generale di piante orticole da cui alcuni ritengono derivi l’origine del nome della città. 


 fino a circa 50 anni fa il prodotto veniva confezionato e venduto nei mercati dei paesi limitrofi, spingendosi fino ai mercati di Terni e Roma


foto storica mercato roma

immagine: albumdiroma.it

La facile lavorabilità dei terreni pianeggianti sottomessi a ridosso del fiume ha permesso l’evoluzione dell’agricoltura orticola di molte varietà autoctone della Tuscia, che negli anni si sono perdute nella memoria, delle quali però ha resistito quella del carciofo, nello specifico della varietà di Cynara scolymus L., endemica di questo tratto della valle del Tevere, il Carciofo Ortano che ha rappresentato un’importante fonte di sostentamento economico del Territorio fino a circa 50 anni fa, quando il prodotto veniva confezionato e venduto nei mercati dei paesi limitrofi, spingendosi fino ai mercati di Terni e Roma, come riportato dalla storia e dalle tradizioni ortane. Il carciofo ortano si è radicato fortemente nella cultura gastronomica ortana che risente anche delle tante ricette e utilizzi culinari regionali, specialmente la cucina giudaico-romana, e ha assunto negli anni una rilevante importanza storica, culturale ed economica.

foto storica campo fiera orte

immagine: orte.italiani.it

La storia del Carciofo Ortano si sta ricostruendo anche grazie ad una ricerca storica che ha evidenziato la presenza di questa coltura in diversi documenti storici, tra cui un registro di acquisti della famiglia Alberti, una famiglia nobile di Orte, del 1783 riporta l’acquisto di carciofi “per decoro e uso di casa”.
Una “Monografia agraria sulla provincia di Roma tratta dagli Atti della giunta per la inchiesta agraria e sulle condizioni della classe agricola” del 1884 risulta che nel circondario di Viterbo si coltivasse «una qualità di carciofi di una singolare appariscenza di forma e di grandezza», e già negli anni ’80 dell’Ottocento, ai tempi della redazione dell’inchiesta agraria Jacini, i «pregiati» carciofi di quel circondario erano «ricercati da negoziatori che li inviavano nell’Italia superiore», attestandone la commercializzazione.


 i «pregiati» carciofi di quel circondario
erano «ricercati da negoziatori che
li inviavano nell’Italia superiore»


foto antica mercato orte

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Un documento “più recente”, una Regia Gazzetta ufficiale del 1892 riporta gli indennizzi per l’esproprio di terreni coltivati a carciofo dovuto alla realizzazione del tracciato del «doppio binario» della linea “Orte-Chiusi”, che la società Strade ferrate meridionali si apprestava a costruire proprio nel 1892. L’importanza economica delle carciofaie si può implicitamente supporre dal fatto che ove questi compaiono, gli indennizzi sono molto consistenti.
Inoltre, esiste ancora la memoria delle lunghe file di carretti che negli anni a cavallo dei due scorsi secoli, rientravano in città dai campi e dai mercati, al tramonto. Qualcuno parla di circa 600 agricoltori che dotati di mezzi di trasporto, allora unici, fin dalle prime luci del giorno e spesso anche di notte, si mettevano in cammino per raggiungere i mercati allora più conosciuti e più proficui di Narni, Terni, Amelia, qualcuno, più temerario, si spingeva fino a Spoleto e con l’avvento della ferrovia a Roma. Raccontano alcuni testimoni

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